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1 APRILE 2006 - PENSIERI TRATTI DALLE PAROLE DI INTRODUZIONE ALLA S. MESSA E DALL’OMELIA DEL RETTORE P. ANGELO PIETRO LELLO.
Lodiamo e ringraziamo il Signore che è lo scopo della nostra vita e perché la sua grazia, il suo amore e la sua tenerezza ci accompagnano ogni giorno di più. Dobbiamo però riconoscere che tante volte, le antipatie e i rancori abitano dentro di noi e quindi chiediamo perdono a Dio riconoscendo le nostre fragilità e debolezze. Ci avviciniamo al ventesimo anniversario della prima apparizione di Maria in questo luogo e dobbiamo riflettere se abbiamo accolto con generosità l’invito alla conversione, perché attraverso Maria il Signore ci chiama a cambiare il nostro cuore. Dio c’invita a lasciare la palude del peccato e a tornare a Lui con tutto il cuore. Il Signore ci concede il dono della fede, ma non ce lo impone, siamo noi che dobbiamo accoglierlo nella vita. Ogni giorno – ricorda S. Paolo – siamo messi a morte o perseguitati ed è quello che si verifica in questi mesi: il Cristianesimo viene attaccato, viene soffocato, viene emarginato, violentato da chi lo vorrebbe distruggerlo e toglierlo dalla faccia della terra. Nel mondo c’è oggi un’ondata di violenza e di odio contro il cristiano, contro chi ha scelto di mettersi alla sequela del Cristo e vuole restare sotto la Croce. Ricordiamo Maria insieme al discepolo che Gesù amava: resta sotto la Croce, ma resta perché è madre, perché conosce il cuore del figlio e resta con Lui nella sofferenza. Ecco perché il nostro primo pensiero deve andare verso i fratelli ammalati e sofferenti. Se c’è un fratello malato che ha bisogno della nostra preghiera, aiutiamolo! Ecco perché Maria, vedendo il corpo piagato e sfigurato del Figlio, lo guarda con tanto amore e comprende il significato profondo di tanto dolore: è per la salvezza dell’umanità. Suo Figlio è venuto per riscattare l’uomo che si trova nella sofferenza del peccato, nella sofferenza del corpo e dello spirito e allora anche noi possiamo ripetere nel nostro cuore: "Chi ci separerà dall’amore di Cristo?". Le persecuzioni, le pene, le angosce? Ma tutte queste cose non ci possono impedire di amare Dio, di metterci alla sua sequela. Ma se a volte ti vergogni della tua fede, S. Paolo ti ripete: "Non avere paura perché non devi temere chi può uccidere il corpo ma non può uccidere l’anima" Gli uomini ci possono togliere la dignità, ci possono umiliare e mortificare, ma se il tuo cuore è orientato verso Dio non devi aver paura, perché lo spirito vale più del corpo. Non devi aver paura di essere spogliato dei tuoi beni, ma della grazia di Dio. Il Signore gradisce da ognuno di noi che giorno dopo giorno ricerchiamo quello che va bene secondo la sua volontà. Chiediamoci sempre: "Come vuoi Signore che io ti serva? Cosa desideri da me?". Il Signore non vuole da noi grandi cose, ma che compiamo ogni giorno il nostro lavoro con cuore sereno, grato e riconoscente, con la consapevolezza che stiamo compiendo il nostro dovere. Imitiamo Maria che sotto la croce non scappa, vede la sua responsabilità di Madre, l’amore che ha per il Figlio e resta "inchiodata" sotto la Croce, insieme al discepolo Giovanni che Gesù amava e rappresenta ognuno di noi. Gesù disse a Giovanni: "Ecco tua Madre". E Giovanni l’accolse nella sua casa. Così dobbiamo fare anche noi: accogliere la Madonna nella nostra casa e stare con lei, e non fare entrare nella nostra casa, nella nostra vita, una madre qualunque. Allora ai piedi della Croce impariamo come Maria ad essere madre, figlia e discepola. Nel momento, poi, quando tu credi di essere più solo, il Signore ti sta accanto e ti dice: "Ecco la Madre mia! La Madre che non si allontana mai da te nella sofferenza, nel dolore, che resta vicino al tuo capezzale nel momento di vero bisogno". Quando, poi, tu l’avrai accolta nella tua casa la Madonna ti dirà: "Io apro le porte del mio Cuore!" Ed io ho capito che Gesù continua a bussare nel mio cuore chiedendomi di fargli spazio, perché è Parola di Dio fatta carne e Maria, come Madre, m’insegna come essere suo discepolo nella vita quotidiana. Noi vorremmo che il Cristo scendesse dalla Croce, ma Lui continua a stare sulla Croce. È il segno dell’amore. E quelle braccia aperte e spalancate sono il segno dell’abbraccio e del perdono. Il Cristo Risorto non cancella le ferite che ha, ma le presenta all’umanità perché guardando quelle ferite l’umanità capisca che l’amore di Dio è un amore inchiodato, è un amore crocifisso che attira tutti, e ci attira perché solo l’amore risulta credibile soprattutto nel nostro tempo e nel nostro mondo inquieto. Chiediamo allora al Signore, per intercessione di Maria, perché giorno dopo giorno, sappiamo accogliere e riconoscere questo amore crocifisso che talvolta ci turba, ma soltanto allora avremo il coraggio di scoprirlo negli altri, offrendo il nostro amore e la nostra disponibilità. (cfr. Messaggio del 1 aprile 1988) |
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